domenica 6 maggio 2012

Senza Titolo 2.



Sapete qualcosa dell’arresto cardiaco? L'arresto cardiaco è una situazione clinica caratterizzata dall'inefficacia dell'attività cardiaca. Può originare da alterazioni di varia natura dell'impulso elettrico, o da ostacoli di natura meccanica. Sia nel caso che la genesi sia primitivamente elettrica o meccanica, si determina l'inefficacia di entrambe le componenti. La conseguenza immediata è l'assenza di perfusione sistemica. L'arresto cardiaco è una condizione di morte clinica reversibile che, se non adeguatamente trattata, è destinata ad evolvere in morte biologica irreversibile a causa della ipossigenazione cerebrale.

Le cause di arresto cardiaco possono essere: cardiache e non cardiache. L'insorgenza dell'arresto cardiaco è spesso istantanea, senza segni clinici o sintomi premonitori. Ovviamente ci sono le eccezioni. E proprio di un’eccezione voglio parlarvi. Ecco fate conto che quello sul lettino con la mascherina dell’ossigeno e il defibrillatore caricato pronto a liberare scariche elettriche sia io. Fate conto che io per ben quattro anni e mezzo sia stato incosciente ad attendere che qualcuno desse il via alla manovra. Cosa non vi convince? Bè, io lo so cosa c’è che non va. La causa. Il motivo. Il perché.

In diverse, troppe occasioni mi sono dilungato sul perché e per come. Non mi sono mai sentito vulnerabile, mai, eppure sono stato fragile. Per tutto questo tempo. Mettendo un po’ di carico sulla faccenda, non posso che attribuire le colpe solo che a me stesso. Il motivo del mio arresto cardiaco ero io. E solo io potevo risollevarmi. Questo però io non lo sapevo. O meglio, ci tergiversavo su. Perché in fondo il cuore non lo comandi. Qualche tempo fa ho scritto che il cuore detta le regole e noi le subiamo. Non lo rettifico, non è da me. Lo penso ancora. Ma un cuore malato, va per lo meno curato.

Se la cura non la conosci, però stai fresco. Anzi freschissimo. Perché dopo un po’ muori. Ma io la cura l’ha conoscevo. E lo ignorata per tantissimo tempo. Ho sognato ad occhi aperti un lieto fine. Che non esisteva. Che non ci sarebbe mai potuto essere. Perché le cose si fanno in due. Ed io, mio malgrado ho fatto tutto da solo. Ed ora ne pago le conseguenze. Badate bene, non voglio fare pena a nessuno. Anche se a qualcuno magari, il pensiero lo può cogliere, ma non è questo il punto. Io purtroppo il fondo del barile lo devo toccare e raschiare per bene. Fino in fondo. Soprattutto quando di mezzo c’è il mio di cuore.

E lo so, che non sarà così per molti di voi. Ma per me lo è. In tutto questo tempo non mi sono risparmiato lacrime, scazzi e scleri vari. Nulla. Ma non mi voglio scordare neanche le cose che mi hanno entusiasmato e fatto felice. Ce ne sono diverse, ma non ve lo dico. Perché almeno qualcosa me lo lascio per me. Negli ultimi mesi ho dato i numeri. Letteralmente. Sospeso nel tempo in attesa di un caffè che speravo come un happy ending. Ebbene, dopo aver contato i km, finalmente, sono arrivato al punto zero, e la fine è stata amara. Tranquilli. Io avevo già calcolato tutto. Perché sarò cretina, ma mica sono scema.

Avevo bisogno di sentire dalla sua voce con le sue parole che non ce n’era. E forse non è stato neanche troppo drammatico. Insomma, nella mai testa avevo più volte immaginato come sarebbe potuta andare e mi vedevo a struggermi per terra con un cumulo di capelli strappati tra le mani e il viso rigato dalle lacrime. Quelle ci sono state. Subito dopo. Perché da Monteverde a casa mia di venerdì pomeriggio col traffico di Roma che neanche lo immaginate, e con i cd che preparo io mica ci è voluto poco. In fondo me lo meritavo. E lo sapevo già che quando ci saremmo chiariti avremmo messo il punto. Definitivo.

E un po’ come se Mr. Big fosse morto. In realtà il morto, sono io. (Scusate che mi gratto, perché va bene che uno scrive ed usa figure retoriche, però…). Anche se poi alla fine Carrie se lo sposa Mr. Big. Ma io non sono Carrie. E questo non è una serie tv. Questa è la vita vera. E la vita vera è brutta, dolorosa e piena di parole che ti fanno male. Non so chi, non me lo ricordo, ha scritto che le parole dette sono peggio di quelle scritte. Perché quelle scritte le strappi e le butti via, mentre quelle dette ti rimangono nel cervello. E seppur fa bene a tutti credere che io un cervello non ce l’abbia, in realtà le parole me le ricordo tutte.

Come ricordo le date. Gli orari. I sorrisi. Le carezze. Le incazzature. Tutto. Il bello e il brutto. Ma non rinnego nulla. Le cose giuste, e quelle sbagliate. Niente. Se tornassi indietro non rifarei di certo tutto uguale, perché insomma, farei in modo che le cose andrebbero un tantino meglio. Perché in fondo non penso di essere una persona orribile. Ma chi lo dice che non sia andate bene ugualmente? Il tempo ce lo dirà. Il tempo non dimentica mai. E ci fa capire sempre tutto. E se adesso l’ho capito io. Che sono una testa di cazzo, perché non dovreste capirlo voi. Che non lo siete affatto. ;)

Scherzi a parte. Metto il punto, e vado a capo e ricomincio da zero. Certo passatemi qualche momento ancora di assoluta depressione. Insomma devo piangere almeno un’altra settimana, così dreno pure qualche liquido in più e magari perdo qualche chilo di troppo. E poi credo che sia anche arrivato il momento di scrivere qualcosa di più allegro. Adesso devo riappropriarmi di me. Certo sempre che qualcuno si dia una mossa a scaricarmi un po’ di elettricità su questo cuore. Perché il cuore, il modo di riprendersi, lo deve trovare. E fidatevi, che lo trova sempre. Ed io, nonostante tutto mi stimo pure un po’.

Non mi rimane neanche un rimpianto. Ho fatto tutto che sentivo di fare. E se poi lui se ne va a vivere a 473 km da qui felice e fidanzato con qualcun altro, va anche meglio. E non è colpa di nessuno. Sono fiero di me perché ho fatto anche la cosa più difficile, ovvero dire quelle odiose due paroline che tutti hanno paura di dire. Ovviamente a modo mio. E sono certo che lui non l’avrà neanche captato. Ma io si. E per ora mi basta. Perché in fondo gli ho voluto e gli vorrò sempre un po’ di bene. Ma ne voglio, e ne vorrò sempre di più a me. E non è un cosa da poco. Ora scusate, devo tornare sul letto perché devo ancora piangere un po’ prima di andare a dormire. That’s All Folks!

Ecco l’ho detto ancora. L’ultima, giuro.

 







N.B. Tutto questo resoconto sul mio cuore e su come sto, l’ho fatto solo ed esclusivamente perché qualcuno con un commento me lo ha chiesto. Ebbene. Io non ho fatto niente. Ho aspettato che gli eventi mi investissero, e mi sono preparato come ho potuto. Ebbene. Non era abbastanza. Non è servito a nulla. Perché la realtà non la puoi mai considerare. Mai.

3 commenti:

  1. Annabelle, ti stimo pure un po' anche io :) Asciuga gli occhioni adesso... e vai a stendere il mio bucato! :D

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  2. Non a caso i cardiologi guadagnano un sacco :) Un abbraccio

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