mercoledì 15 aprile 2009

Le figure di merda di Annabelle Bronstein: Il lattaio di Primavalle

Gennaio 2009

Dopo una terrificante notte di lavoro, ho di fretta raggiunto piazza Capacelatro e con le Spice nelle orecchie mi sono messo ad aspettare uno degli autobus direzione Battistini. Davanti i miei occhi però, proprio di fronte a me posteggia un camioncino frigorifero e ne esce un lattaio degno di nota. Alto, spalle larghe, carnagione scura, mani grandi e bel viso. Io non posso fare a meno di fissarlo. Andiamo, è bonissimo. Chiunque l'avrebbe fissato. Lui apre il portellone, sale, avvicina due cassette, scende e le trasporta al vicinissimo mini-market. Io mi perdo nella sua prestanza fisica. Mi perdo nel suo sguardo, maschio ma anche infinitamente dolce. Lui esce dal mini-market e mi nota, fissandomi. Io ho l'oppurtunità di vedere che non porta alcuna fede al dito. Vorrei quasi esultare con uno dei mie balletti vittoria ma evito visto che alla fermata siamo circa in venti persone. Lui risale sul furgoncino tira via altre due cassette e le porta di nuovo nel mini-market. Io oramai sono in assoluta crisi mistica. Nonostante ci siano 6 gradi e il freddo sia tagliante, comincio ad avvamparmi tutto. Ma non è nulla rispetto a quello che mi succederà in seguito. Lui esce dal mini-market, e mi fissa ancora più insistentemente. Io non distolgo lo sguardo. Andiamo, potrebbe anche essere interessato a me. E io ho sempre sognato fare sesso tra casse di latte in un camioncino. Ma il dramma si consuma, così, con poche parole, chiare, semplici e dirette. Il lattaio di Primavalle, con tutta la sua romanità esordisce parlandomi a meno di mezzo metro mentre chiude il portellone: "Ma te poi, che c'avrai mai da guardà?". Ovviamente l'evidente eterosessuale incazzaso e attaccabrighe ce l'aveva con me. E mi guardava. Io sarei voluto sprofondare milioni e milioni di km sotto terra. Intorno a me circa 87 occhi che mi fissano, e io oramai paonazzo e colorito in volto che cerco di formulare un pensiero plausibile e credibile nel giro di tre secondi netti. Con assoluta tranquillità estraggo l'auricolare sinistro con la mano ed esordisco facendo il vago, "Scusa dici a me?". Ma non tengo conto che lui, le sue grandi mani e le sue spalle larghe sono incazzose, soprattutto alle 7:32 del mattino. "Dicevo, che c'avrai mai da gurdà???". Eccolo lì. Un esemplare di maschio adulto, bono, abbastanza alterato davanti a me che vuole una risposta plausibile. Alle sette e mezza del mattino. Ma quando cazzo arriva s'autobus. Maledetta Atac. Decido di essere ancora più vago, ed esordisco, credendoci: "No scusa. E che vedendonti mi sono ricordato che a casa non ho più latte, ed ecco mi chiedevo se potevo acquistarne una busta da te...visto che sei qui!". Sono molto soddisfatto della mia risposta. E poi immaginate se fosse possibile comprare realmente il latte per strada direttamente dal lattaio. Pazzesco. Ma torniamo a lui. Evidentemente meno vago e pacifico di me. "Il latte te lo devi comprà al negozio". Si gira, e risale sul suo camioncino. Io resto lì, faccio spallucce e rinserisco l'auricolare. Intorno a me, il mutismo dilaga. Eppure, io avrei detto che era gay.

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